Via dei Crociferi

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La via Crociferi è una strada segnata dal passaggio della Storia ed ha di fatto conservato, intatto, il fascino del Settecento siciliano.

La via dei Crociferi ha inizio idealmente con l’arco delle benedettine (che collega gli edifici della Badia grande e della Badia piccola) sul quale è impressa, in un’epigrafe, la memoria della catastrofe e della volontà di ricostruzione:

“La pietà delle monache vinse la crudeltà del terremoto. Quelle case che furono distrutte l’11 gennaio 1963 per la sua irruenza vennero riedificate grazie all’ardore delle vergini. Questo arco è segnale della vittoria che sotto il vessillo del grande pastore della chiesa D. Andrea Reggio e Saladino, vescovo di Catania e di suor Maria Stella Motta badessa, le militanti spose di Cristo riportarono nel costruire questo grande edifizio tra le ingiurie della lava e del terremoto l’anno 1704”

La via Crociferi riorganizzata dopo il terremoto deve il suo nome ai padri Crociferi che vi avevano la Chiesa di San Camillo. Su di essa si concentrarono una serie di edifici religiosi; nel primo tratto, che va dall’arco di S.Benedetto alla via Sangiuliano, si affacciano sulla sinistra:

la Chiesa di San Benedetto iniziata nel 1704-7 sotto il governo della badessa Ignazia Asmundo;

la Chiesa di San Francesco Borgia o dei gesuiti per cui si fanno i nomi di fra Angelo Italia e di Giuseppe Pozzi;

l’annesso Collegio dei Gesuiti è costruito intorno a quattro chiostri il primo dei quali presenta una decorazione giocata sul contrasto cromatico della lavanera e del calcare bianco;

sul lato opposto dopo il Palazzo Zappalà è la Chiesa di San Giuliano attribuita a Giuseppe Palazzotto e al Vaccarini.

Oltre la via di Sangiuliano è la Chiesa dei Crociferi, in posizione arretrata rispetto alla linea stradale, che fu costruita dal vescovo monsignor Pietro Galletti dal 1735 al 1737 su disegno del padre crocifero Domenico Antonio La Barbera.

Chiude la strada la Villa Cerami, oggi sede universitaria, costruita tra il 1724 e il 1727 da Domenico Russo Scammacca, principe di Cerami. La tipologia originaria della villa era quella del “casino di villeggiatura” con ampie terrazze ed ambienti terranei.

Intorno al 1830 la via Crociferi, così come altre strade del centro storico, fu livellata con l’abbassamento del piano stradale. Gli edifici subirono la sottomurazione delle facciate che rialzate, vennero irrimediabilmente alterate nelle proporzioni originali.

Negli anni del suo massimo splendore questa via era percorsa dalle mille cerimonie religiose che si svolgevano nei giorni di feste; file interminabili di religiosi vestiti di paramenti preziosi, candele accese, canti, preghiere, tutto contribuiva a rendere indimenticabile la partecipazione a questi sacri riti.

In via Crociferi le alte cancellate di ferro battuto lasciano intravedere gli spazi architettonici impreziositi dalle sculture e le ampie scalinate, innalzate davanti ai portali in legno, sembrano ponti protesi sulla strada.

L’austera e malinconica bellezza delle mura claustrali, la luce chiara e tagliente dei cortili, la fitta maglia di grate di ferro arrugginite hanno costituito fonte di ispirazione per molti registi cinematografici, suggestionati dallo scenario severo del barocco catanese.

Tra le tante pellicole che hanno reso famosa questa strada ricordiamo Il Bell’Antonio (1960), dramma brancatiano riletto da Bolognini be interpretato da Marcello Mastroianni e Claudia Cardinale.

Anche Storia di una Capinera (1994) di Zeffirelli, ispirata al romanzo del verga, si svolge all’ombra delle chiese di pietra bianca e nera, dei chiostri e delle alte cancellate

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