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Festa di Sant’Agata

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La festa di sant’Agata è la più importante festa religiosa della città di Catania. Si celebra in onore della santa patrona della città, ed è la terza festa religiosa più seguita al mondo, proprio per il numero di persone che coinvolge e attira durante i festeggiamenti.



Da secoli il capoluogo etneo offre ogni anno alla sua Patrona, la protomartire Agata, un evento unico al mondo che attira centinaia di migliaia di presenze fino a superare oltre un milione di presenze : una festa straordinaria carica di devozione e folklore, celebrata per tre giorni dal 3 al 5 febbraio. La vicenda e il martirio di Agata, che in greco significa “la buona”, vanno inserite nello scenario della Catania romana del III secolo d.C., fiorente centro commerciale, durante le feroci persecuzioni nei confronti dei cristiani, ordinate dall’imperatore Decio Traiano.

Giovanni di Bartolo (secolo XIV), Il busto-reliquiario argenteo di Sant’Agata conservato nel Duomo di Catania (foto di Riccardo Spoto).

Nel passato a Catania si celebravano tre feste in onore della concittadina patrona: il giorno del martirio, 5 febbraio; il rientro da Costantinopoli, il 17 febbraio; il patrocinio per la cessazione della peste del 1576, 17 giugno. Quest’ultima è stata abolita in seguito alla riforma liturgica abolita dal Concilio Vaticano II.

Statua di Sant’Agata sulla facciata delle Cattedrale di Catania

I festeggiamenti ufficiali si svolgono nei giorni del 3, 4 e 5 febbraio, fino alla mattina del 6, quando la Santa torna in Cattedrale per uscire nuovamente dopo otto giorni per una breve processione:

3 Febbraio



Sant’Agata – Carrozza del Senato e offerta della cera

Il primo giorno è riservato all’offerta delle candele ed alla Carrozza del Senato: una suggestiva usanza popolare vuole che i ceri donati siano alti o pesanti quanto la persona che chiede protezione. Alla processione per la raccolta della cera, che consiste in un breve giro dalla cosiddetta Chiesa di “Sant’Agata alla Fornace”, alla cattedrale, partecipano le maggiori autorità religiose, civili e militari; due carrozze settecentesche che un tempo appartenevano al senato che governava la città, e undici “Candelore” , grossi ceri rappresentativi delle corporazioni ed dei mestieri, vengono portate in corteo.

Carrozza del Senato

In serata, in Piazza Duomo, un grandioso spettacolo di giochi pirotecnici, espressione dell’immensa gioia dei fedeli e simbolo della patrona martirizzata sulla brace che vigila sempre sul fuoco dell’Etna e su tutti gli incendi, conclude questa prima giornata. Torna all’indice

4 Febbraio


Sant’Agata – Giro esterno del 4 Febbraio

Il 4 febbraio è il primo giorno in cui i cittadini incontrano la Santa Patrona. Per raggiungere il busto reliquario della “Santuzza”, custodito in Cattedrale, occorre aprire tre cancelli le cui chiavi sono custodite da tre persone diverse: una è conservata dal tesoriere, la seconda dal cerimoniere e la terza dal priore del capitolo. Quando la terza chiave toglie l’ultima mandata al cancello della cameretta in cui è custodito il busto, e il sacello viene aperto, il viso sorridente e sereno di Agata si affaccia nel crescente tripudio dei fedeli impazienti di rivederla. Ornato da pietre preziose, il busto viene issato sul fercolo d’argento rinascimentale foderato di velluto rosso, il colore del sangue del martirio ma anche il colore dei re.

Sono le prime ore del mattino, sta appena per albeggiare , e prima di lasciare la Cattedrale per la tradizionale processione lungo le via della città, Catania da il benvenuto alla sua patrona con una messa solenne celebrata dall’arcivescovo , quella definita appunto “messa dell’Aurora”. Tra i fragori degli spari, sul fercolo viene caricato il prezioso scrigno , abbellito di garofani rossi simboleggianti il martirio e inizia la processione.

Sant’Agata “a Vara”

Il percorso del fercolo o “Vara” è animato da una folla straordinaria, in mezzo alla quale si distinguono i “devoti” che indossano l’abito votivo: in caratteristico camice bianco (il “sacco”). Migliaia di “devoti” si alternano nel tirare il fercolo per mezzo di due lunghe funi oltre cento metri.

Festa di Sant’Agata – Piazza Duomo

Al passaggio del busto reliquario, in segno di devozione, di impetrazione o di ringraziamento, si assiste ad una ininterrotta offerta di ceri alla patrona; impressionano particolarmente coloro che conducono sulle spalle e fanno consumare lungo il percorso della processione enormi ceri, in qualche caso anche di peso corrispondente al proprio corpo.

I ceri del 5 febbraio

La processione del 4 dura l’intera giornata: il fercolo attraversa i luoghi del martirio senza soste. Una fermata viene fatta anche alla “marina” da cui i catanesi, addolorati e inermi videro allontanarsi , nel 1040, le reliquie verso Costantinopoli. Poi una sosta alla colonna della peste, che ricorda il miracolo compiuto da Agata nel 1743, quando la città fu risparmiata dall’epidemia.

Salita dei Cappuccini

I cittadini guidano il fercolo tra la folla che si accalca lungo le strade e nelle piazze. In quattro o cinquemila trainano la pesante macchina a piccoli passi tra la folla lo trascinano con uno sforzo enorme: vuoto, pesa 17 quintali, ma appesantito da scrigno, busto e carico di cera, può pesare fino a 30 quintali. A ritmo cadenzato gridano “cittadini, viva Sant’Agata”, un osanna che significa anche che Sant’Agata è viva in mezzo alla folla. La processione si conclude a notte fonda quando la “Santa” ritorna in cattedrale dopo aver attraversati i quartieri della città in questo cosiddetto giro esterno”. Torna all’indice

5 Febbraio


Festa di Sant’Agata – Giro interno del 5 Febbraio

Il 5 febbraio è il vero giorno della festa: i garofani rossi del giorno precedente vengono sostituiti da quelli bianchi simbolo della purezza, nella tarda mattinata viene celebrato il pontificale in cattedrale e al tramonto ha inizio la seconda parte della processione che si snoda per le vie del centro di Catania, attraversando anche il “Borgo”, quartiere che accolse i profughi d i Misterbianco dopo l’eruzione del 1669.

Il momento più atteso è il passaggio per via San Giuliano, che per la sua pendenza naturale è il punto più pericoloso di tutta la processione. Esso rappresenta una prova di coraggio per i cittadini ma è anche interpretato, a seconda di come viene superato l’ostacolo, come un segno celeste di buono o cattivo auspicio pere l’intero anno. Giunti in via dei Crociferi il canto delle clarisse saluta Agata che fa ritorno verso la Cattedrale, dove il reliquario e lo scrigno sono riposti e custoditi all’interno della cameretta.

I fuochi d’artificio che si riflettono sui volti stanchi ma appagati dei devoti, segnano la chiusura dei festeggiamenti. Torna all’indice

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