Successivamente, in epoca romana, I’arcipelago prosperò sul commercio degli zolfi, dell’allume e del sale, via via decadendo, sino all’abbandono definitivo, determinato da ulteriori eruzioni vulcaniche e dalla sua designazione, scaturita dal II Concilio di Nicea, dimora del diavolo ed a luogo delle manifestazioni fisiche di questa inquietante presenza.
In epoca normanna si ebbe una progressiva ripopolazione delle isole che si avviarono a vivere una vera stagione di splendori disegnando quello che perlopiù è il loro volto attuale.
Vulcano appare ancora un relitto da preistoria del mondo, perennemente fumigante fra flutti e fanghi ribollenti di gas. L’orrido della bocca eruttiva si leva a 386 metri d’altezza, dove il cratere, raggiungibile senza troppa fatica e grandi pericoli, affaccia il suo crinale a dominare i porti di Levante e di Ponente, la Valle dei Mostri ed il profilo, via via sempre più lontano, delle altre isole. Interessanti da visitare le grotte dell’allume e le gallerie dello zolfo, nelle quali, in epoca borbonica, una popolazione di dannati viveva coatta e condannata all’estrazione del prezioso minerale.

Sulla costa, a nord ovest dell’isola, si apre, imponente, la Grotta del Cavallo, lungo il litorale selvaggio e semideserto che inclina dolcemente verso le nere spiagge di Gelso sovrastate dalla macchia di euforbie e da contorte vegetazioni di fichi d‘India.
Lipari, il cui vivace e pittoresco approdo è dominato dalla rocca riolitica sulla quale sorge l’antica Cività, è stata, in ogni tempo, il cuore dell’arcipelago. Il suo museo, uno tra i più interessanti del Mediterraneo, conserva le innumerevoli testimonianze della storia delle isole e la stratificazione successiva, come in un gigantesco palinsesto del tempo, dei cinquemila anni di civiltà perfettamente leggibile negli scavi a cielo aperto racchiusi tra le poderose mura bastionate.

A Lipari si impone un itinerario vulcanologico, giocato fra colate d’ossidiana e distese biancheggianti di pomici, materie di identica composizione chimica, differenziate solo nel loro stato: vetrosa, la prima, ancorché spugnosa, come l’altra, a causa dell’improvvisa diminuzione della temperatura dei magmi, nella fase finale delle eruzioni. Tra Canneto ed Acquacalda, due piccoli borghi marinari ancora incontaminati dal turismo di massa, s’allunga verso il mare, in direzione di Punta Castagna, la spettacolare colata ossidianica delle Rocche Rosse. Tra le Gole di Pomiciazzo e Lami un paesaggio lunare anticipa il cratere, ormai inattivo, del Monte Chirica, oltre il quale i soffici strapiombi di Campobianco inclinano al mare, scendendo nelle acque cristalline della spiaggia di Porticello.

Ineguagliabili sono, anche, i panorami che, dalle alture di Quattrocchi, si godono verso le monumentali scogliere del Perciato, presidiate dalle quinte scenografiche dei faraglioni oltre i quali si levano i fumi gassosi e sulfurei di Vulcano.

Ma Lipari non è soltanto questo. È anche, nel suo centro storico, un amabile salotto umbertino sul cui scenario si aprono finestre e balconi lievi come merletti dalle cui balaustre scendono cascate multicolori di gerani e di delicati garofani. Isola per tutti i gusti, offre giardini ombrosi, profumati di gelsomini e di basilico e terrazze solari, aperte al mare, ove si perpetua una ospitalità gastronomica che ha una sua fisionomia ed una sua tradizione.

A Salina non bisogna tralasciare una visita al Monte Porri e al Monte Fossa delle Felci. In quest’ultimo, a quasi mille metri d’altitudine, l’antico cratere è stato colonizzato da gigantesche felci aquiline che si aggiungono alla rigogliosa vegetazione di Salina conferendole un aspetto tipicamente tropicale.


