Feste, Folklore

Le Candelore della festa di Sant’Agata

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Le candelore della Festa di Sant’Agata sono avvolte da un’aura di leggenda che deriva dalla particolare funzione sacrale e nello stesso tempo pagana che rappresentano per i devoti.

Candelore in festa in Piazza Duomo – Catania

Maestose ed eleganti, esse percorrono in lungo e in largo la città, sostenute dai portatori che si piegano in avanti schiacciati dall’enorme peso delle immagini e delle decorazioni. Sono tredici, pesano dai 300 ai 1200 chili, e rappresentano un omaggio che i devoti appartenenti alle diverse categorie fanno alla Santa Patrona di Catania. Il momento magico del giro delle candelore è la salita di San Giuliano, ultima fatica dei portatori.

La maggior parte rappresentano una corporazione di arti e mestieri che, sia nei tre giorni di festa religiosa che una decina di giorni prima, vagano per la città in rappresentanza della loro classe lavorativa. Ma restano poche se si considera che nel 1514 se ne contavano 22 la prima delle quali in processione era quella dei Confettieri adorna di “cosi zuccarati”; nel 1674 sappiamo fossero 28 mentre agli inizi del ‘900 se ne contavano 13, proprio come oggi. L’usanza di portare in processione grandi certi è una tradizione cristiana dal IX secolo. Ma la storia delle candelore catanesi appunto pare risalire al VI secolo dopo cristo, quando probabilmente sostituì antichi riti pagani che vedevano il fuoco  verso l’alto quale elemento sacro e irrinunciabile nelle ritualità.

Ci sono due candelore non appartenenti a nessuna corporazione sono la “piccola” candelora di Monsignor Ventimiglia, voluta dallo stesso vescovo nel 1766 dopo l’eruzione lavica ed oggi custodita presso la chiesa di San Placido dall’Associazione Sant’Agata in Cattedrale, e la candelora del Circolo Cittadino di Sant’Agata, custodita dall’omonimo circolo presso la chiesa Collegiata di via Etnea. Queste due Candelore aprono e chiudono rispettivamente il rituale corteo dei cerei in processione, nei giorni di festa, sia dentro che fuori le mura. Torna all’indice

A cannalora di Sant’Aita


E’ la più piccola è fu costruita in segno di ringraziamento per la mancata distruzione dei paesi di Nicolosi e Pedara minacciati da una forte eruzione dell’Etna. Donata dal vescovo Monsignor Salvatore Ventimiglia nel 1766, è stata in parte distrutta durante la seconda guerra mondiale per essere restaurata nel 1985.

Durante il congresso eucaristico del 1959 venne utilizzata come artistica base per la statua della Madonna di Fatima. La “piccola” o “picciridda” come la chiamano i catanesi fu voluta dal Vescovo Ventimiglia dopo l’eruzione lavica del 1776 che minacciò di invadere i paesi di Pedara e Nicolosi. Colpita dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, la “piccola” venne ricostruita, nella seconda metà del ‘900, non del tutto fedelmente a quella originale. Oggi è custodita nella Chiesa di S. Placido ed è gestita dall’Associazione Sant’Agata in Cattedrale. Torna all’indice

Candelora dei Rinoti


E’ il primo cereo, ma a differenza degli altri esce in processione soltanto nei giorni 3, 4 e 5 febbraio. Per esso si mobilitano i residenti del quartiere di San Giuseppe La Rena da cui prende il nome. E’ stata ricostruita e completata tra il 1820 e il 1852 rispettivamente al tempo dei signori don Girolamo Messina e don Giuseppe Barbagallo, notabili della borgata. Donata dagli abitanti di San Giuseppe la Rena agli inizi dell’800. Consta di quattro ordini. Quattro artistici grifoni con le ali spiegate circondati da motivi barocchi si trovano alla base, poi quattro angeli coi simboli agatini. Al centro le scenografie e in alto quattro statue di martiri catanesi.

Fino al 1692 la candelora,che appartiene agli abitanti di San Giuseppe La Rena, veniva smontata in più parti e conservata nella piccola chiesa parrocchiale. Giunge in città dopo la festa che viene organizzata nel rione, la mattina del 3 febbraio dopo un percorso di circa sei chilometri. Viene accompagnata dal rettore, dal comitato di quartiere e dalla banda del rione. E’ tradizione che il 3 febbraio pomeriggio venga eletto, dopo un momento di fratellanza (un bicchierotto di buon vino tra amici e della buona musica), il rettore per l’anno successivo. Torna all’indice

Candelora dei Fiorai


In stile gotico-veneziano, la candelora dei giardinieri e fiorai è una delle più sofisticate. Dal portamento regale, per metà orientale e per metà orientale, è custodita nella chiesa di San Francesco all’Immacolata. Consta di tre ordini, compresa la base, che accolgono i simulacri di alcuni Santi, tra i quali spicca S. Euplio.

Negli anni ’50, a seguito della controversia legale per motivi di precedenza che la categoria ebbe col comitato dei rinoti, non usci in processione fino al 1960.  D’allora, sottoposta ad alcuni restauri, partecipa alle processioni con regolarità.

Restaurata interamente nel 1983, ripristinando in quest’occasione la tradizionale boccia a corona del cerone,  che la sovrasta, per la quale viene comunemente definita La regina. Fino al 1917 si conservava accanto alla chiesa della Madonna delle Grazie a Cibali, poi a S. Agata la Vetere, Oggi si conserva nella chiesa di S. Francesco all’Immacolata. Torna all’indice

Candelora dei Pescivendoli


Candelora dei Pescivendoli

Questa candelora si muove a suon di musica. La banda, infatti, intona la carica per il cereo in stile rococò che attraversa maestosa le piazze e le vie. E’ soprannominata “la bersagliera” per l’andamento veloce ed è nota per la ghirlanda che cinge la sommita.

In stile rococò, di fattura ottocentesca, custodita oggi al mercato ittico. Caratteristico il mazzetto di fiori freschi, oggi sostituito da fiori artificiali, che un tempo completava la candelora, che, al tempo dell’Arcivescovo Bentivoglio, veniva benedetto durante una manifestazione nel cuore della pescheria, la mattina del 3 febbraio.

Caratteristica di questa candelora è la ghirlanda di fiori posta al di sopra della scenografia che oscilla al movimento del passo rendendola inconfondibile rispetto alla altre. Torna all’indice

Candelora dei Fruttivendoli


Sembra una “Signorina” che si fa guardare per la bellezza e l’incedere aggraziato. Così, infatti, è soprannominata affettuosamente dai catanesi. Ha una linea flessuosa che rende morbidi i movimenti. E’ custodita nella chiesa di San Francesco all’Immacolata.

Durante i lavori di restauro eseguiti 1959 dall’indoratore Villani con decorazioni in oro zecchino , è stata rinvenuta la data del 1888 forse di un precedente restauro avvenuto in quell’anno. Furono rinnovati totalmente tutti i gagliardetti.

Nel restauro l’antico cerone interno venne sostituito con uno in legno più leggero, quello antico si trova ora nella cappella della Madonna in Cattedrale. Alla base di questa candelora sfolgorante di luci, figurano quattro artistici cigni.  Il fusto mostra scene del martirio, un trionfo di statue. Sotto la corona spicca la statua di S.Agata. Nel 1988 ebbe un nuovo restauro. Torna all’indice

Candelora dei Macellai


Candelora dei Macellai

Questa candelora ha la forma di una torre prismatica che ne fa un pezzo unico e l’orgoglio della categoria che rappresenta. Detto dei “chianchieri“, il cereo ha un mazzo di fiori in testa trapuntato d’artistici ex voto.

La candelora è adornata da una statua rappresentante S. Sebastiano, patrono della corporazione dei macellai e da sempre si conserva presso i locali annessi alla chiesa di S. Sebastiano nei pressi del Castello Ursino.

Caratteristica la sua forma: è un’artistica torre che consta di quattro ordini alla base quattro artistici leoni nel secondo ordine angeli e scenografie, nel terzo ordine dentro nicchie ornate da colonne corinzie quattro statue : S. Sebastiano al centro, S.Antonio di Padova, S. Isidoro Agricola, la Madonna del Carmine. Torna all’indice

Candelora dei Pizzicagnoli


In stile Liberty, la candelora si fa notare perché alla base vi si trovano alcune cariatidi. Alla sua ristrutturazione ha collaborato il noto scultore siciliano Vincenzo Cuscunà, il quale l’ha arricchita di particolari preziosi.

Dopo l’ultimo restauro è stato allungato il cerone interno, rimessa una boccia di vetro secondo l’uso originale. Ottava in processione, è nota per il suo stile liberty con alla base quattro splendide cariatidi, anch’essa viene conservata nella chiesa di S. Francesco all’Immacolata.

E’ stata restaurata nel 1980, per un lungo periodo dal dopoguerra agli anni sessanta veniva adornata con artistici mazzetti di fiori dalle forme più strane: una enorme corona o una grande stella. Curiosità: in occasione delle festività del 2015 è stato ripristinato il mazzo di fiori in cima alla candelora, preso in prestito dal cereo dei fruttivendoli. Torna all’indice

Candelora dei Pastai


Il motivo dell’unicità di questa candelora non sta nei decori ma nel fatto che appartiene al Comune di Catania a cui è stata donata. Non possiede scenografie e non è mai stato restaurato malgrado sia l’unico cereo che risale al Settecento.

Spicca per la sua semplicità ed eleganza, in stile barocco esso è l’unico che manca di scenografie rappresentanti il martirio di Agata, all’interno custodisce ancora il cerone in vera cera, ed è conservato all’interno della chiesa dedicata a S. Francesco all’Immacolata.

Costruita in stile barocco, è priva di scenografie. Nella parte sommitale, sostenuta da espressivi putti, vi è una corona ben visibile sormontata da un nugolo di gagliardetti. Nel corso del tempo non sarebbe stata sottoposta che a pochi restauri. Torna all’indice

Candelora dei Vinaioli


È chiamata dei “putiari” o di “mbriacuni” ed è trasportata da 10 persone anziché dalle classiche 8. E’ la più alta di tutte.  Sotto la sua corona si trovano 12 piccole statue di santi.

In stile impero, agli angoli della base troneggiano quattro leoni che sono raffigurati in atteggiamento mansueto.  All’interno di piccoli palcoscenici sono rappresentati quattro dei più significativi momenti del Martirio. Nell’arco del tempo questa candelora ha subito profonde trasformazioni.

Nel 1913 venne ristrutturata da Vincenzo Cuscunà e figli, poi nel 1935 e nel 1982 altri interventi di profondo restauro furono effettuati. Esce in processione a cura del comitato delle feste agatine da quando, agli inizi degli anni ’60, la corporazione non si occupò più della manutenzione e dell’uscita della candelora. Si conserva nella chiesa di S. Francesco all’Immacolata. Torna all’indice

Candelora del Circolo di Sant’Agata


Si tratta della Candelora voluta dal Cardinale Giuseppe Benedetto Dusmet ed appartiene all’omonimo circolo cittadino fondato dal Beato Cardinale Dusmet nel 1874. Come monsignor Ventimiglia, il beato, fece costruire il suo cereo ma più grande di quello voluto dal suo predecessore. E’ la candelora più giovane e non appartiene a categorie o corporazioni.

La candelora venne realizzata alcuni anni dopo nel 1876, di stile composito, consta di quattro ordini. La candelora nella parte finale fino alla festa del 1987 portava la tradizionale boccia di vetro; nel restauro del 1988, è stata sostituita con un mazzetto realizzato dal fioraio Samperi. Nonostante l’entrata in processione della candelora più giovane del Villaggio Sant’Agata, la candelora del Circolo Cittadino Sant’Agata chiude la processione, così come da tradizione, come ultimo cereo. Torna all’indice

Candelora dei Panettieri


E’ la candelora più pesante ed è chiamata per questo la “mamma”. E’ trasportata da 12 persone invece che da 8, ed è in stile Liberty. Costruita nel 1731, è la più maestosa. Titolare della confraternita è Santa Caterina d’Alessandria.

Era in una forma tipicamente liberty costruita in 5 ordini. Caratteristici nella parte finale erano due angeli che con una mano sorreggevano la corona e con l’altra una tuba. il terminale del cerone è con una grossa boccia a corona; negli anni venti vediamo una ulteriore trasformazione; della vecchia candelora si conservano gli otto grossi angeli e la base , nel terzo ordine sotto la corona furono aggiunte le seguenti statue dei santi: Metodio, Everio, Berillo e il beato Pietro Geremia. Oggi si conserva nella chiesa di S. Francesco all’Immacolata. Torna all’indice

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