Il Val di Noto, fortemente caratterizzato sotto l’aspetto ambientale e naturalistico è stato segnato dalla presenza umana fin dalla preistoria. Il rapporto uomo/territorio si è quindi manifestato attraverso un paesaggio culturale storicamente stratificato.
Dune di Vendicari
Nonostante la presenza dell’uomo diffusa in tutto il territorio sono ancora presenti delle aree scarsamente antropizzate e dei sistemi ambientali-naturalistici di elevato valore. Oltre alle foci e agli ambienti fluviali sono da menzionare, lungo la costa nel Comune di Ragusa, l’imponente sistema dunale nel retro spiaggia che caratterizza la morfologia della zona e, sempre presso la costa, i cosiddetti pantani, cioè delle zone umide di sosta per gli uccelli migratori sfuggite alle opere di bonifica del secolo scorso.
Altro elemento da citare sono le caveformate dai corsi d’acqua, tuttora alimentati o altrimenti scomparsi, che hanno disegnato nella roccia calcarea un intricato reticolo di profonde cesure dove si sono formate delle “nicchie ecologiche” naturalmente protette.
Cavagrande del Cassibile
Grotte rupestri di Pantalica
Canyon di Cavagrande del Cassibile
Laghetti di Cavagrande del Cassibile
Il paesaggio agrario si diversifica da zona a zona a seconda delle colture praticate: si passa dai campi di ficodindia all’agrumeto, al mandorlo e all’olivo, sovente associati tra loro e con la vite, ai seminativi e alle colture orticole spesso in serra.
Tuttavia l’aspetto più evidente è quello di un ambiente aspro e tormentato segnato da profonde spaccature nella roccia calcarea, le cave. Ed proprio il calcare bianco che contraddistingue questo territorio sia sotto l’aspetto geologico che nell’uso fatto dall’uomo, attraverso il quale si concretizzano alcuni aspetti dell’antropizzazione.
Infatti sono di calcare gli innumerevoli muretti a secco, recentemente dichiarati Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, che disegnano con una intricata ragnatela i campi, denunciando la parcellizzazione della proprietà di origine feudale; sono di calcare i muri di contenimento dei terrazzamenti nelle campagne; e con lo stesso materiale sono stati ricostruiti gli edifici dei centri distrutti o danneggiati dal terremoto del 1693, sia nelle murature che nelle parti decorative e scultoree.
Muretti a secco della campagna ragusana
Il legame tra uomo e territorio è evidente anche nelle modalità dell’insediamento urbano segnato dal terribile terremoto del 1693 che danneggiò gravemente circa 60 città. La maggior parte di queste furono ricostruite nello stesso sito d’origine come Catania, altre furono rifondate in un luogo diverso come Noto, altre come Ragusae Palazzolo Acreide furono sdoppiate, o come Modicae Scicli slittate in aree contigue già urbanizzate o riparate come Caltagirone.
L’occasione offerta dal sisma liberò energie e capitali tali da favorire la realizzazione di audaci e spettacolari realizzazioni che fanno di quest’area un unicum nel panorama del barocco internazionale, caratterizzato da un elevata concentrazione di città simultaneamente ricostruite o riparate. Tra queste, Caltagirone, Catania, Militello Val Catania, Modica, Noto, Palazzolo Acreide, Ragusa, Scicli, possono essere considerate, per differenti aspetti casi esemplari.
Latomie di Akrai
Nonostante la ricostruzione post sisma del 1693 caratterizzi in modo forte e quasi esclusivo l’intera area, tanto da esserle sovente nominata la Valle del Barocco, non si può non menzionare la presenza di numerosi ed importanti siti archeologici, come ad esempio quello greco di Akrai presso Palazzolo Acreide.